Disagio dell’adulto
Disordini alimentari
I disordini alimentari hanno un’insorgenza multifattoriale, i fattori in gioco sono: una predisposizione individuale e famigliare, la giovane età ed un contesto socio culturale facilitante.
È oramai noto da tempo come il contesto culturale di appartenenza e i mass media siano elementi determinanti per la formazione di ideali, convinzioni e aspettative dell’individuo, comprese quelle riguardanti l’immagine corporea, l’alimentazione e il peso. I protagonisti del mondo della moda e dello spettacolo offrono tuttavia modelli estetici irrealizzabili dalla grande parte della popolazione, celando oltretutto le restrizioni alimentari, la costanza di esercizio fisico e le operazioni di trucco indispensabili per ottenere il risultato estetico desiderato.
Il conflitto tra i mass media e la fisiologia umana porta così inevitabilmente sempre più persone, soprattutto di sesso femminile, all’insoddisfazione per la propria immagine corporea.
Nelle decadi precedenti è emerso un nuovo stereotipo di ruolo femminile, caratterizzato da una proliferazione di aspettative nelle e sulle giovani donne. Essenzialmente si domanda alle donne di essere sia belle che intelligenti. Il mito corrente della superdonna nella nostra cultura incarna la visione che una donna deve essere sia madre che lavoratrice in carriera che moglie, senza compromettere la qualità della performance in alcuno di questi ruoli. Questa aspettativa irrealistica è implicata nell’aumento dei disordini alimentari, soprattutto la bulimia nervosa. Ci possono essere alcune spiegazioni di questo fenomeno: alcuni hanno ipotizzato che l’ideale della superdonna genera un conflitto interno perché si richiede alla donna di assumere tratti incompatibili tra loro e questo genera stress per dover assecondare una moltitudine di richieste da vari ruoli, quindi l’abbuffata può essere visto come un sintomo correlato allo stress.
I Disordini alimentari si sviluppano spesso in adolescenza, durante un periodo di numerosi cambiamenti: sessuali, fisici ed emotivi. Esistono cambiamenti derivanti dal passaggio dall’infanzia all’adolescenza e altri che accompagnano il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Alcuni individui semplicemente non sono in grado di affrontare questi cambiamenti. Entrambi i periodi possono essere accompagnati da un lieve aumento ponderale, che può agire da fattore precipitante. Gli individui che, durante questo periodo, non si sentono in grado di affrontare le richieste, le sfide e gli stress di una nuova situazione, sono a rischio di sviluppare un disordine alimentare focalizzando la propria attenzione sul cibo, l’immagine corporea e il peso. Tali comportamenti servono per fronteggiare la situazione in essere. L’illusione è che cambiando il proprio corpo si sarà in grado di prendere decisioni importanti e ci si sentirà in grado di rispondere alle aspettative del mondo. Il pensiero è che cambiare la forma del corpo condurrà la persona a trovare una nuova e più salutare identità.
Un individuo con un’autostima particolarmente bassa, durante un periodo cruciale della vita, come l’adolescenza, può rivolgersi a criteri orientati all’aspetto fisico per migliorare il proprio scarso senso di valore personale. La tragedia è che gli sforzi per stare a dieta non aiutano a risolvere i problemi ne a costruire una buona e duratura autostima.
Come risultato di una scarsa consapevolezza di sé, molti individui con disordini alimentari tendono ad essere confusi rispetto a chi sono, dove sono e cosa vogliono. Possono autorizzare e incoraggiare i genitori, gli amici o la società a prendere decisioni al posto loro a causa della confusione interna e della paura che le loro scelte non saranno approvate dagli altri significativi.
La popolazione più affetta da anoressia o bulimia nervosa è quella più sotto la pressione di un’immagine adeguata e standardizzata ai dettami dalla società, una popolazione per la quale avere questo tipo di immagine è diventato un valore. Le ragazze e le giovani donne devono essere piacevoli, belle, e snelle, d’altro canto i ragazzi, fino a poco tempo fa, erano meno influenzati da questa immagine, ora le cose stanno cambiando rapidamente.
I ragazzi, come le loro coetanee, presentano gli stessi patterns biologici e psicologici considerati fattori di rischio per sviluppare un disordine alimentare (mantenere un peso basso durante la crescita, vedersi costantemente sovrappeso, anche se si è normopeso alternare diete rigide e abbuffate compulsive). Si pongono l’obiettivo di diventare più muscolosi e massicci, e questo spiega parzialmente l’uso illecito e potenzialmente pericoloso di steroidi e altre droghe tra la popolazione di adolescenti e giovani maschi.
Avere un disordine alimentare non ha nulla a che fare con scorrette abitudini alimentari non ha a che fare con l’assunzione di carboidrati o grassi, ha a che fare con comportamenti compulsivi e con il sentire di avere un valore personale solo se il proprio peso rimane al di sotto di un certo livello, perché questa è la strada per dimostrare a se stessi che sono forti abbastanza per avere il controllo addirittura sulla biologia.
Le persone che presentano un disturbo alimentare, spesso faticano a definire loro stesse in base a criteri autonomi e a riconoscere il proprio valore per ciò che sono. Il loro senso di amabilità personale dipende troppo dal giudizio che gli altri hanno di loro, o da quello che loro pensano sia il giudizio degli altri. Spesso hanno aspettative elevatissime rispetto a come dovrebbero essere e a cosa dovrebbero fare, che, inevitabilmente cozzano contro l’imperfezione e i limiti che ciascuno di noi ha, ma che sembrano essere inaccettabili. Frequentemente la sensazione interna è di non avere il controllo su aspetti della vita giudicati importanti e questo genera un’angoscia insopportabile. In questo senso il disturbo è un tentativo di tenere sotto controllo almeno il cibo e di arginare l’angoscia.
Spesso le famiglie, nel tentativo di rispondere alle richieste di conferma e consigli della persona, possono assumere un ruolo molto direttivo nella vita del soggetto, non sapendo che così facendo si spiana la strada all’insorgenza del sintomo alimentare. Può succedere che alla richiesta di direttive, segua poi un più o meno velato rimprovero per averle date, questo genera normalmente tensioni e scontri, ed è evidente che in un clima non sereno, nessun membro di una famiglia può stare bene.
È frequente inoltre in queste famiglie una comunicazione molto basata sul concreto e poco sull’emotivo. Spesso soprattutto la rabbia non è manifestata apertamente, ma prende vie mediate e indirette.
Non esistono funzionamenti individuali o familiari buoni o cattivi, giusti o sbagliati. Ciascuno ha un suo peculiare funzionamento che protegge da determinate cose ed espone ad altre. La logica non è di correggere ciò che è sbagliato, ma di trovare un equilibro diverso e più adattivo per ciascuno, questo sia nel lavoro con il singolo che in quello con la famiglia.